
Quando si pensa agli elettrodomestici che consumano più energia in casa, la mente corre subito alla lavatrice o al forno. Tuttavia, c’è un dispositivo, spesso trascurato perché utilizzato quotidianamente e dato quasi per scontato, che in realtà può superare entrambi per consumo energetico: lo scaldabagno elettrico. In questo articolo scopriremo perché questo apparecchio, presente in moltissimi bagni italiani, rappresenta una delle principali voci nella bolletta elettrica, come funziona, quali sono le alternative più efficienti e come ridurne i costi di utilizzo.
Perché lo scaldabagno elettrico consuma così tanto?
Lo scaldabagno elettrico è progettato per riscaldare rapidamente grandi quantità d’acqua, garantendo comfort e praticità a tutta la famiglia. Tuttavia, proprio questa sua funzione lo rende uno degli elettrodomestici più energivori della casa. Mentre la lavatrice e il forno lavorano per cicli limitati e spesso programmati, lo scaldabagno può rimanere attivo per molte ore al giorno, soprattutto se impostato per mantenere costante la temperatura dell’acqua all’interno del serbatoio.
Il consumo di uno scaldabagno elettrico dipende da vari fattori: la capacità del serbatoio (che può andare dai 30 ai 100 litri o più), la temperatura impostata, la coibentazione dell’apparecchio e la frequenza di utilizzo. In media, uno scaldabagno tradizionale da 80 litri può arrivare a consumare tra 1200 e 2500 kWh all’anno, una cifra che spesso supera quella di una lavatrice (circa 150-250 kWh/anno) e anche di un forno elettrico utilizzato regolarmente (circa 100-300 kWh/anno).
A differenza degli altri elettrodomestici, lo scaldabagno lavora anche “dietro le quinte”: per mantenere l’acqua calda, attiva la resistenza elettrica ogni volta che la temperatura scende sotto il livello impostato, anche quando non viene utilizzato. Questo comporta un consumo energetico continuo, spesso sottovalutato dagli utenti.
Come funziona lo scaldabagno elettrico?
Lo scaldabagno elettrico è costituito da un serbatoio isolato termicamente, all’interno del quale si trova una resistenza elettrica. Quando si apre il rubinetto dell’acqua calda, l’acqua fredda entra nel serbatoio e viene riscaldata dalla resistenza fino a raggiungere la temperatura desiderata, solitamente compresa tra i 40°C e i 60°C.
La coibentazione del serbatoio serve a mantenere il calore all’interno, ma nessun materiale è perfetto: una parte del calore si disperde inevitabilmente nell’ambiente, costringendo la resistenza a riattivarsi periodicamente. Questo fenomeno, chiamato “ciclo di mantenimento”, è il principale responsabile dell’elevato consumo energetico dello scaldabagno, soprattutto nei modelli più datati o con isolamento termico insufficiente.
Esistono due principali tipologie di scaldabagno elettrico: quello ad accumulo, che mantiene una riserva di acqua calda sempre pronta all’uso, e quello istantaneo, che riscalda l’acqua solo al momento dell’utilizzo. Il modello ad accumulo, molto diffuso in Italia, è generalmente più energivoro proprio per via del mantenimento costante della temperatura dell’acqua.
Alternative più efficienti: pompe di calore e scaldabagni a gas
Per ridurre il consumo energetico in bagno, negli ultimi anni si sono diffuse alternative più efficienti allo scaldabagno elettrico tradizionale. Una delle soluzioni più interessanti è lo scaldabagno a pompa di calore, che utilizza l’energia presente nell’aria per riscaldare l’acqua, riducendo il consumo di elettricità fino al 70% rispetto ai modelli convenzionali.
Un’altra opzione è lo scaldabagno a gas, che sfrutta il metano o il GPL per riscaldare l’acqua. Pur comportando un consumo energetico inferiore rispetto al modello elettrico, richiede però l’allacciamento alla rete del gas e una corretta ventilazione dei locali, oltre a una manutenzione periodica più attenta.
Infine, per chi vive in zone particolarmente soleggiate, è possibile valutare l’installazione di un impianto solare termico, che sfrutta l’energia gratuita del sole per produrre acqua calda sanitaria. Sebbene l’investimento iniziale sia più elevato, nel tempo si traduce in un notevole risparmio sulla bolletta e in un impatto ambientale quasi nullo.
Consigli pratici per ridurre i consumi dello scaldabagno
Anche senza sostituire immediatamente il proprio scaldabagno, è possibile adottare alcune strategie per ridurre il consumo di energia. Innanzitutto, è consigliabile abbassare la temperatura di funzionamento: impostare il termostato a 50°C invece che a 60°C può far risparmiare fino al 10% sui consumi, senza compromettere il comfort.
Un altro accorgimento utile è programmare l’accensione dello scaldabagno solo nelle fasce orarie di effettivo utilizzo, magari sfruttando un timer o una presa intelligente. In questo modo si evita di mantenere l’acqua calda inutilmente durante le ore in cui la casa è vuota.
Infine, è fondamentale effettuare una manutenzione periodica dell’apparecchio, verificando lo stato della resistenza e della coibentazione. Un serbatoio ben isolato e privo di calcare mantiene il calore più a lungo, riducendo la frequenza di accensione della resistenza e, di conseguenza, i consumi. Con piccoli gesti quotidiani e una maggiore consapevolezza, è possibile alleggerire la bolletta senza rinunciare al comfort del bagno.